drammaturgia e regia di Mirko Di Martino
con Orazio Cerino
scene di Gilda Cerullo e Renato Lori
assistente scenografa Grazia Iannino
scene realizzate dagli allievi di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Napoli
musiche originali Tommy Grieco
aiuto regia Angela Rosa D’Auria
assistente Giuseppe Ania
foto di scena Valentina Cosentino
produzione Compagnia Di Martino/Cerino, Teatro dell’Osso e Teatro TRAM
in scena nell’ambito di Napoli Teatro Festival 2019
con il patrocinio di Amesty Italia, Giffoni Film Festival, Presidenza del Consiglio Regione Campania, Forum dei Giovani Campania
Franco Mastrogiovanni è un insegnante elementare di 58 anni. Secondo i suoi piccoli alunni, è l’insegnante più alto del mondo: i suoi centonovantatre centimetri lo fanno sembrare un gigante ai loro occhi. Ma Franco Mastrogiovanni è anche un anarchico: uno che negli anni Settanta – si dice – se ne andava in giro a Salerno a picchiare i fascisti, uno che è anche finito in galera per quelle brutte storie. Ma Franco Mastrogiovanni è soprattutto un matto, uno pericoloso, uno che è già stato ricoverato in manicomio. Eppure, per tutti quelli che lo conoscono, Franco Mastrogiovanni è un uomo tranquillo e affettuoso. Il 4 agosto 2009, Mastrogiovanni muore nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Vallo della Lucania: 87 ore prima era stato ricoverato a seguito di un Trattamento Sanitario Obbligatorio, 87 ore dopo è morto con le mani e i piedi legati al letto. Lo hanno ricoverato perché ha guidato la sua auto oltre i limiti di velocità, perché non ha voluto fermarsi all’alt dei vigili, perché se ne è scappato in mezzo al mare e non ha voluto più uscirne. Lo hanno ricoverato perché, quando finalmente ha deciso di tornare a riva, si è messo a cantare “Addio Lugano bella”. Il sindaco firma l’autorizzazione al ricovero, i vigili urbani lo portano all’ospedale, gli infermieri lo addormentano. Passano le ore: Mastrogiovanni si sveglia e si ritrova nudo e legato al letto. Passano le ore: Mastrogiovanni chiede aiuto, scalcia, sanguina, ma gli infermieri non lo slegano neanche per farlo mangiare. Intorno a lui la vita continua come se nulla fosse: gli infermieri gli cambiano le lenzuola, puliscono il sangue sul pavimento, ma Mastrogiovanni resta legato al letto, senza mangiare né bere. Quando sua nipote chiede di poter vedere lo zio Franco, non la fanno entrare: le dicono che lo zio Franco sta bene, ma non è vero: lo zio Franco sta morendo.